C'è in quel di Camaiore, una Camaiore
tutta mediatica – facebookiana, per la precisione – un'arena in
cui s'affrontano a singolar tenzone tutta una congerie di
cittadini camaioresi, degnamente rappresentati ad ogni livello. C'è
il personaggio pubblico – vecchi assessori, ex sindaci, attuali
consiglieri, imprenditori, trombati e chi più ne ha più ne metta –,
comuni cittadini, cittadini mica tanto comuni come il libero
pensatore rivoluzionar-keynesiano, il vetero comunista prolisso e
bizantino, l'ambientalista indecifrabile e ancora il grillino fresco
di nomina – la nomina a grillino, ovviamente – e, soprattutto,
chi falcidia impietosamente grammatica ed ortografia con sproloqui
degni del rossore sulle guance di ogni maestrina del tempo che fu. Eh
sì! Perché, a quanto ci sembra di poter arguire, di giovani ahimè
pochi, ma in compenso con pessime idee e per di più confuse.
Tuttavia, questo gruppo di discussione,
“Camaiore e i suoi paesi”, può vantare qualcosa che, soprattutto
a seguito delle ultime vicende vaticane, risulta essere merce rara:
un miracolo.
I post, che qui germinano come funghi,
molto poco hanno a che fare con il nome del gruppo, invero assai
generico, ma che sembra espungere dal suo seno, inequivocabilmente,
la vipera di ogni riferimento alla gestione della cosa pubblica.
Tuttavia, come accade nei periodi in cui l'antipolitica la fa da
padrona, è proprio la politica ad essere sulla bocca di tutti. E
questo gruppo è divenuto una sorta di agorà in cui si affrontano
tanti cittadini (ma i più stanno a guardare) armati, però, di
quelle che potrebbero chiamarsi le “armi improprie” della
dialettica: le prese in giro, i luoghi comuni, le frasi fatte e gli
strafalcioni grammaticali. Ah!, dimenticavo, c'è chi preferisce
prendere l'avversario per sfinimento, con interventi interminabili e
cervellotici (circa “la verità degli atti amministrativi”?!) che
hanno l'effetto del valium (non il medicinale, peggio, la canzone di
Vasco!). Altri, invece, t'assassinano l'avversario con una sequela
inverosimile di proposte, lasciando intendere di avere le soluzioni
anche per i problemi ancora non posti, il tutto condito
dell'abracadabra macroeconomico in salsa socialdemocratica. Ma non è
di questo che vi vogliamo parlare.
Il miracolo, dicevamo, si è verificato
imprevisto. La tanto criticata giunta Del Dotto ha compiuto, qui,
un'impresa genuinamente titanica. Ed è vero, ci sentiamo di dire che
spira un vento nuovo a Camaiore, una nuova stagione! Ai lettori
l'arduo compito di collocarla adeguatamente in un ideale “calendario”
dell'alternanza politico-amministrativa. Ha saputo unire quanto la
storia, da sempre, divide. Ha saputo ricomporre anche i dissapori
elettorali in seno al centro-destra (che purtuttavia, di tanto in
tanto, fanno capolino). Ha saputo metter d'accordo l'implacabile
censore keynesiano con il nostalgico del ventennio che fu – inviti
a cena, dichiarazioni d'aperta simpatia... che sia sbocciato l'amore?
Una sorta di grosse koalition della “critica critica”
centro-destrorsa, in questo caso con scappellamento a sinistra. Tutti
contro uno: Alessandro Del Dotto, l'impassibile Renzi de noantri,
avec son entourage. Sulle prime la difesa d'ufficio di alcuni
sellini e di pochi piddini, poi le difese d'ufficio si sono rarefatte
ed hanno lasciato il campo all'impietoso biasimo del
“centro-destra-sinistrakeynesiana (più qualcos'altro)”. Ad onor
del vero, però, una critica più qualunquista e sgrammaticata che
centrata (salvo rare, rarissime eccezioni). Ma tant'è!, condivisa da
destra e da sinistra, da nostalgici e rivoluzionar-riformisti in odor
di santità ideologica. I loro argomenti puzzano di muffa, eppure te
li presentano come se fossero patate novelle.
Mancano le rotonde, ma non gli incroci
pericolosi, e di tanto in tanto manca la luce in interi quartieri; le
buette rimangono tali – tanto poi ci sguazzeranno i bimbetti – e
non muove foglia che Del Dotto non voglia (e sembra proprio che non
voglia!). Ma in questo gruppo, grazie al Sindaco col mal d'Africa, la
destra e una certa sinistra vanno di nuovo a braccetto, com'è stato
– per altri versi e con altri protagonisti – per i 14 mesi del
governo Monti. Tutto considerato, vi sembra poco?
di Andrew Dok.
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