Ok Nicola,
presentati.
Sono un uomo di 41 anni
che ha lavorato 14 anni dentro ai cantieri navali della darsena
viareggina, dove ne ha viste di cotte e di crude. Dal 2010, cioè da
quando ho perduto il lavoro a causa della crisi, pure io come altri
milioni di lavoratori di questo Paese mi trovo a fare i conti col
precariato. In questo lungo periodo ho fatto di tutto, dal bagnino
al magazziniere per una nota catena di supermercati tedesca per poi
terminare (sempre con contratti a scadenza) con l'operatore
ecologico.
2)Credi in Dio? E se
un Dio tu dovessi incontrarlo veramente, cosa gli diresti?
Anche se non vado quasi
mai in chiesa, non frequento manifestazioni religiose e credo che
nel mondo di oggi i termini bigotto e cattolico altro non siano che
sinonimi, io ti rispondo di sì. Mi viene in mente a tale proposito
una canzone dei Megadeth -che non sono certamente dei prototipi di
cattolicità- la quale più o meno testualmente recita: “cosa dici
che io non credo in Dio, quando parlo con lui ogni giorno”. Penso
fermamente che quello strano marchingegno che tutti chiamano Dio sia
un qualcosa d'impalpabile che ogni uno di noi si porta rinchiuso in
quel cassetto che si trova in fondo alla propria anima. Una specie
di seme, tanto per intenderci. Metabolizzata questa consapevolezza
poi si tratta solamente di trovare la chiave, aprire il tiretto e
cominciare la coltivazione. Tale chiave il sottoscritto l'ha trovata
nella letteratura e ogni racconto che vien fuori -bello o brutto ha
poca importanza-, altro non è che un profondo dialogo con Dio.
Parlaci del tuo
romanzo “L'undicesimo comandamento”.
Ti
ringrazio molto di aver paragonato “l'undicesimo comandamento” a
un romanzo; ma se mi metto lì e inizio a pensare alle opere di
Pavese, Silone, Pratolini (per non considerare poi i romanzieri
dell' 800), allora per non piangere mi viene da ridere. Quelli sono
“i romanzi”!. Io, come ho scritto nella nota introduttiva del
libro, metto soltanto nero su bianco delle emozioni sforzandomi poi
di collegarle l'una con l'altra proprio come si fa coi monili di una
collana.
I personaggi che
popolano le tue storie sono personaggi positivi, ma vivono ai
margini. Non credi che di questi tempi la gente abbia piuttosto
bisogno di sogni, che di guardare in faccia la realtà, per quanto
mediata da una narrazione?
Per
sognare bisogna stare ai margini. Per forza di cose. Ti faccio un
esempio: se te ti trovi a danzare al centro da una pista da ballo
durante una festa, come fai a vedere cosa fanno i camerieri o i
baristi o soltanto anche gli altri ballerini in fondo alla sala? Non
riesci perché sei attivamente e materialmente impegnato nel fare un
qualcosa; un qualcosa del tutto simile o uguale a quello che in quel
preciso momento sta facendo il tuo vicino. Standotene ai margini
della pista invece puoi vedere tutto: il ballerino scatenato, quello
bravo o quello impacciato, il barista che prepara le bevande, il
cameriere che le serve e i butta fuori che vigilano girando
all'interno del locale...ecc. Standotene tranquillo seduto sopra una
sedia con in mano una bella birra gelata e non avendo proprio un bel
niente da fare, tu invece riesci a metabolizzare tutto questo e
magari (così tanto per ingannare il tempo), proiettandolo e
trasponendolo in una realtà che non necessariamente può o deve
essere la solita che stai vivendo in quell'istante, allora riesci a
costruire una storia interessante che può anche rispecchiare
fedelmente gli accadimenti realmente avvenuti all'interno del
locale, ottenendo così un prospetto dell'intera serata. Leonardo
Sciascia, a modo suo e con qualche accezione dovuta agli argomenti
trattati nelle sue opere, credo ne sia un esempio lampante. Il
problema a mio avviso è che la gente vuol sempre sentirsi al centro
della faccenda e vivere la festa come protagonista.
Con il termine
“nazional-popolare” Gramsci identificava una categoria del tutto
assente dall'Italia giolittiana prima e fascista poi, quella di una
letteratura capace di affrancarsi dalla provincia senza per questo
diventare cosmopolita e al soldo di ogni padrone, e al contempo di
quell'intellettuale che sorgendo dalle classi popolari ne sapesse
educare il senso estetico. Oggi le cose sono notevolmente cambiate,
ma quella mancanza non è stata colmata o sbaglio? Sapresti
indicarmi il nome di qualche autore del genere e il perché lo
ritieni tale?
Hai
ragione, questa mancanza non è stata colmata vuoi per le regole
dettate da un commercio globale sempre di più tendente al
neo-liberista-selvaggio; vuoi per l'operato delle piccole case
editrici che dovendo far tornare i conti a fine mese sono costrette
a dover operare (magari anche loro malgrado) secondo i diktat voluti
da quel mercato di cui ho appena parlato; e vuoi anche perché alla
gente che conta i libri han sempre fatto paura. Mi vengono in mente
due autori che sono stati capaci d'affrancarsi dalla provincia
senza per questo diventare cosmopolita e al soldo di qualche padrone
o al contempo di quell'intellettuale che sorgendo dalle classi
popolari ne sapesse educare il senso estetico, ovvero: Pier Paolo
Pasolini e Luciano Bianciardi. I motivi a mio avviso sono due: 1)
perché entrambi paradossalmente sono stati dei grandi intellettuali
benestanti e “figli del popolo”; 2) perché nonostante avessero
avuto tutte le carte in regola per vivere le danze da protagonisti,
si sono mantenuti (vuoi anche per attitudine spirituale) ai lati
della pista da ballo.
In politica sei un
bastian contrario, come lo sei stato nel sindacato. Vuoi continuare
a nuotare controcorrente? Non sarebbe più facile lasciarsi cullare
dalle onde, lasciarsi andare alla deriva?
Guarda
in tutta onestà io posso dirti che sono tutto tranne che una
persona coerente. Però nonostante questo mio animo un po' bizzarro,
alcune travi che sorreggono il mio pensiero sono talmente solide e
ben piantate per terra che nessun terremoto o tsunami sarà mai in
grado d'abbattere. Destra e sinistra non sono la stessa cosa; e chi
crede nell'operato dei fratelli Cervi (e qui si torna al seme
cattolico di cui sopra che incontra il comunismo facendo poi
germinare il vero riformismo) non può credere in quello perpetrato
dai discendenti dei loro aguzzini. E chi la vede come me non riesce
nemmeno scendere a compromessi con quei partiti della sinistra
sorretti ancora da un architettura di chiaro stampo stalinista
(anche se mai lo ammetteranno) tipo Rifondazione Comunista o
l'appena nata Rivoluzione Civile; organizzazioni queste che a mio
avviso ancora ragionano e risentono dell'egemonia del vecchio PCI.
Detto in una parola: sono ancora in una qualche maniera degli
strumentalizzatori. Su quanto riguarda quella S.P.A buona soltanto
distacco dopo distacco a garantire una carriera para-politica a
qualche lavoratore stufo di avere i calli alle mani o i vestiti
inzaccherati di sporco e che corrisponde al nome di CgiL, invece non
voglio fare commenti. La ferita è ancora troppo fresca.
Adesso farò il
nome di tre personaggi, vorrei che tu mi lasciassi, in bello stile,
una tua impressione per ciascuno: Sergio Marchionne; Hugo Chavez;
Beppe Grillo.
Allora....Sergio
Marchionne secondo me è la materializzazione tangibile dei diktat
che regolano questo mercato neo-liberista-selvaggio, un uomo che
molto probabilmente non ha mai stretto un bullone in tutta la sua
vita ma è fermamente convinto di essere il costruttore (o peggio
ancora il proprietario) di qualsiasi autovettura o manovalanza che
porti stampato sopra un cruscotto o sulla spalla di una maglietta il
marchio della FIAT. Beppe Grillo oltre a essere un grande comico è
la voce di un popolo che ha dimenticato da dove proviene e non sa
minimamente dove sta andando. Per valutare Chavez credo parlino
chiaro i valori in percentuale riguardanti la sanità, la
disoccupazione e l'alfabetizzazione riguardanti il Venezuela prima e
dopo la sua venuta. La conquista di una sanità pubblica, di un
salario sociale minimo, l'abbattimento della disoccupazione e la
sconfitta dell'analfabetismo, per un presidente di un paese come
quello venezuelano, credo siano un ottimo biglietto da visita. Poi per vedere quanto era amato
dalla sua gente, basta soltanto sbirciare uno dei tanti servizi che
purtroppo in questi giorni trasmettono i telegiornali. E quando un
capo di stato è così considerato dal suo popolo.
Sul tuo
avambraccio destro hai tatuato Fidel Castro; perché non Ernesto
“Che” Guevara?
Perché
ormai il “Che” lo hanno tatuato sul corpo anche i cani e i
porci. E poi anche perché, al contrario di Guevara, Fidel è stato
un personaggio a torto demonizzato da tutto l'occidente. E' pure un
piccolo modo per rendergli un grammo di giustizia. Io non sono un
pacifista e penso che la lotta intrapresa dal popolo cubano contro
l'imperialismo americano, pur se non esente da errori tipo il totale
avviluppamento di Cuba all'ex Unione Sovietica durante tutta la
guerra fredda, oltre ad essere un atto dovuto all'umanità sia pure
un esempio da consegnare alle future generazioni. E ogni uno le
guerre le combatte con le armi e col materiale di cui dispone.
Tu hai una grande
passione per la musica: cos'è il rock?
Il
rock quando non viene troppo strumentalizzato dalle case
discografiche è libertà.
Bruce Springsteen
o Santana? Janis Joplin o Patti Smith? Pink Floid o Led Zeppelin? E
naturalmente, perché?
Sicuramente,
tranne Janis Joplin, nessuno di questi. Bruce Springsteen lo trovo
monotono, i Pink Floid non mi appartengono culturalmente (vedi
psicadelia) e i Led Zeppelin, che da un punto di vista prettamente
musicale sono indubbiamente la più grande rock band di tutti i
tempi, per uno strano paradosso non riesco ad apprezzarli appieno
perché li trovo troppo bravi tecnicamente. In un qualche modo credo
che siano stati contaminati dalla loro grande preparazione
musicale........o forse questa è soltanto una scusa e gli ho
ascoltati poco perché non ho mai imparato a suonare in maniera
decente la chitarra elettrica. Bo?..non lo so....Patti Smith è
un'artista che non ho mai incrociato lungo il percorso. Per quanto
riguarda la musica rock preferisco ascoltare autori più immediati
e meno leziosi, tipo: AC DC, Ramones, The Rolling Stones, Motorhead,
Dogs d'Amour, Iron Maiden, la prima produzione dei Metallica, Hanoi
rocks......e Janis Joplin. Me li sento più vicini.
Hai scelto la
strada della narrativa, ma avresti potuto scegliere quella del
plettro, come hai trovato la tua strada?
Non
lo so, so soltanto che una mattina ho aperto gli occhi e ho detto:
“voglio scrivere un libro”. Poi con l'aiuto di alcune persone a
me carissime come Alessio e Giuliano, dopo qualche mese di
gestazione, “I Resistenti” videro la luce.
Intervistato da Andrew Dok.
Ciao Nick e complimenti per la tua spontaneità.
RispondiEliminaTre piccoli appunti : Pasolini non è mai finito al soldo di nessuno perchè era un carattere indomabile e incorruttibile. Basti pensare alla sua militanza nel PCI, piena di odio e amore.....
Castro si unì all' URSS per costrizione. Non ebbe scelta.....
Terzo ed ultimo appunto : ti invito a riesaminare la produzione degli Zeppelin....
Un abbraccio....