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Blog perverso e polimorfo, abitato da forme di vita aliene e virulente: siamo portatori insani del virus del pensiero diagonale.

martedì 12 marzo 2013

NICOLA BIBOLOTTI: ERETICO PERTINACE, LAVORATORE PRECARIO, POETA.



"Non lo so, so soltanto che una mattina ho aperto gli occhi e ho detto: voglio scrivere un libro". A voci dalla Piazza lo "scrittore" Bibolotti Nicola ci parla di spiritualità, musica rock e di altre faccende. Buon divertimento!

  1. Ok Nicola, presentati.
    Sono un uomo di 41 anni che ha lavorato 14 anni dentro ai cantieri navali della darsena viareggina, dove ne ha viste di cotte e di crude. Dal 2010, cioè da quando ho perduto il lavoro a causa della crisi, pure io come altri milioni di lavoratori di questo Paese mi trovo a fare i conti col precariato. In questo lungo periodo ho fatto di tutto, dal bagnino al magazziniere per una nota catena di supermercati tedesca per poi terminare (sempre con contratti a scadenza) con l'operatore ecologico.
    2)Credi in Dio? E se un Dio tu dovessi incontrarlo veramente, cosa gli diresti?
    Anche se non vado quasi mai in chiesa, non frequento manifestazioni religiose e credo che nel mondo di oggi i termini bigotto e cattolico altro non siano che sinonimi, io ti rispondo di sì. Mi viene in mente a tale proposito una canzone dei Megadeth -che non sono certamente dei prototipi di cattolicità- la quale più o meno testualmente recita: “cosa dici che io non credo in Dio, quando parlo con lui ogni giorno”. Penso fermamente che quello strano marchingegno che tutti chiamano Dio sia un qualcosa d'impalpabile che ogni uno di noi si porta rinchiuso in quel cassetto che si trova in fondo alla propria anima. Una specie di seme, tanto per intenderci. Metabolizzata questa consapevolezza poi si tratta solamente di trovare la chiave, aprire il tiretto e cominciare la coltivazione. Tale chiave il sottoscritto l'ha trovata nella letteratura e ogni racconto che vien fuori -bello o brutto ha poca importanza-, altro non è che un profondo dialogo con Dio.
  2. Parlaci del tuo romanzo “L'undicesimo comandamento”.
    Ti ringrazio molto di aver paragonato “l'undicesimo comandamento” a un romanzo; ma se mi metto lì e inizio a pensare alle opere di Pavese, Silone, Pratolini (per non considerare poi i romanzieri dell' 800), allora per non piangere mi viene da ridere. Quelli sono “i romanzi”!. Io, come ho scritto nella nota introduttiva del libro, metto soltanto nero su bianco delle emozioni sforzandomi poi di collegarle l'una con l'altra proprio come si fa coi monili di una collana.
  3. I personaggi che popolano le tue storie sono personaggi positivi, ma vivono ai margini. Non credi che di questi tempi la gente abbia piuttosto bisogno di sogni, che di guardare in faccia la realtà, per quanto mediata da una narrazione?
    Per sognare bisogna stare ai margini. Per forza di cose. Ti faccio un esempio: se te ti trovi a danzare al centro da una pista da ballo durante una festa, come fai a vedere cosa fanno i camerieri o i baristi o soltanto anche gli altri ballerini in fondo alla sala? Non riesci perché sei attivamente e materialmente impegnato nel fare un qualcosa; un qualcosa del tutto simile o uguale a quello che in quel preciso momento sta facendo il tuo vicino. Standotene ai margini della pista invece puoi vedere tutto: il ballerino scatenato, quello bravo o quello impacciato, il barista che prepara le bevande, il cameriere che le serve e i butta fuori che vigilano girando all'interno del locale...ecc. Standotene tranquillo seduto sopra una sedia con in mano una bella birra gelata e non avendo proprio un bel niente da fare, tu invece riesci a metabolizzare tutto questo e magari (così tanto per ingannare il tempo), proiettandolo e trasponendolo in una realtà che non necessariamente può o deve essere la solita che stai vivendo in quell'istante, allora riesci a costruire una storia interessante che può anche rispecchiare fedelmente gli accadimenti realmente avvenuti all'interno del locale, ottenendo così un prospetto dell'intera serata. Leonardo Sciascia, a modo suo e con qualche accezione dovuta agli argomenti trattati nelle sue opere, credo ne sia un esempio lampante. Il problema a mio avviso è che la gente vuol sempre sentirsi al centro della faccenda e vivere la festa come protagonista.
  4. Con il termine “nazional-popolare” Gramsci identificava una categoria del tutto assente dall'Italia giolittiana prima e fascista poi, quella di una letteratura capace di affrancarsi dalla provincia senza per questo diventare cosmopolita e al soldo di ogni padrone, e al contempo di quell'intellettuale che sorgendo dalle classi popolari ne sapesse educare il senso estetico. Oggi le cose sono notevolmente cambiate, ma quella mancanza non è stata colmata o sbaglio? Sapresti indicarmi il nome di qualche autore del genere e il perché lo ritieni tale?
    Hai ragione, questa mancanza non è stata colmata vuoi per le regole dettate da un commercio globale sempre di più tendente al neo-liberista-selvaggio; vuoi per l'operato delle piccole case editrici che dovendo far tornare i conti a fine mese sono costrette a dover operare (magari anche loro malgrado) secondo i diktat voluti da quel mercato di cui ho appena parlato; e vuoi anche perché alla gente che conta i libri han sempre fatto paura. Mi vengono in mente due autori che sono stati capaci d'affrancarsi dalla provincia senza per questo diventare cosmopolita e al soldo di qualche padrone o al contempo di quell'intellettuale che sorgendo dalle classi popolari ne sapesse educare il senso estetico, ovvero: Pier Paolo Pasolini e Luciano Bianciardi. I motivi a mio avviso sono due: 1) perché entrambi paradossalmente sono stati dei grandi intellettuali benestanti e “figli del popolo”; 2) perché nonostante avessero avuto tutte le carte in regola per vivere le danze da protagonisti, si sono mantenuti (vuoi anche per attitudine spirituale) ai lati della pista da ballo.
  5. In politica sei un bastian contrario, come lo sei stato nel sindacato. Vuoi continuare a nuotare controcorrente? Non sarebbe più facile lasciarsi cullare dalle onde, lasciarsi andare alla deriva?
    Guarda in tutta onestà io posso dirti che sono tutto tranne che una persona coerente. Però nonostante questo mio animo un po' bizzarro, alcune travi che sorreggono il mio pensiero sono talmente solide e ben piantate per terra che nessun terremoto o tsunami sarà mai in grado d'abbattere. Destra e sinistra non sono la stessa cosa; e chi crede nell'operato dei fratelli Cervi (e qui si torna al seme cattolico di cui sopra che incontra il comunismo facendo poi germinare il vero riformismo) non può credere in quello perpetrato dai discendenti dei loro aguzzini. E chi la vede come me non riesce nemmeno scendere a compromessi con quei partiti della sinistra sorretti ancora da un architettura di chiaro stampo stalinista (anche se mai lo ammetteranno) tipo Rifondazione Comunista o l'appena nata Rivoluzione Civile; organizzazioni queste che a mio avviso ancora ragionano e risentono dell'egemonia del vecchio PCI. Detto in una parola: sono ancora in una qualche maniera degli strumentalizzatori. Su quanto riguarda quella S.P.A buona soltanto distacco dopo distacco a garantire una carriera para-politica a qualche lavoratore stufo di avere i calli alle mani o i vestiti inzaccherati di sporco e che corrisponde al nome di CgiL, invece non voglio fare commenti. La ferita è ancora troppo fresca.
  6. Adesso farò il nome di tre personaggi, vorrei che tu mi lasciassi, in bello stile, una tua impressione per ciascuno: Sergio Marchionne; Hugo Chavez; Beppe Grillo.
    Allora....Sergio Marchionne secondo me è la materializzazione tangibile dei diktat che regolano questo mercato neo-liberista-selvaggio, un uomo che molto probabilmente non ha mai stretto un bullone in tutta la sua vita ma è fermamente convinto di essere il costruttore (o peggio ancora il proprietario) di qualsiasi autovettura o manovalanza che porti stampato sopra un cruscotto o sulla spalla di una maglietta il marchio della FIAT. Beppe Grillo oltre a essere un grande comico è la voce di un popolo che ha dimenticato da dove proviene e non sa minimamente dove sta andando. Per valutare Chavez credo parlino chiaro i valori in percentuale riguardanti la sanità, la disoccupazione e l'alfabetizzazione riguardanti il Venezuela prima e dopo la sua venuta. La conquista di una sanità pubblica, di un salario sociale minimo, l'abbattimento della disoccupazione e la sconfitta dell'analfabetismo, per un presidente di un paese come quello venezuelano, credo siano un ottimo biglietto da visita. Poi per vedere quanto era amato dalla sua gente, basta soltanto sbirciare uno dei tanti servizi che purtroppo in questi giorni trasmettono i telegiornali. E quando un capo di stato è così considerato dal suo popolo.
  7. Sul tuo avambraccio destro hai tatuato Fidel Castro; perché non Ernesto “Che” Guevara?
    Perché ormai il “Che” lo hanno tatuato sul corpo anche i cani e i porci. E poi anche perché, al contrario di Guevara, Fidel è stato un personaggio a torto demonizzato da tutto l'occidente. E' pure un piccolo modo per rendergli un grammo di giustizia. Io non sono un pacifista e penso che la lotta intrapresa dal popolo cubano contro l'imperialismo americano, pur se non esente da errori tipo il totale avviluppamento di Cuba all'ex Unione Sovietica durante tutta la guerra fredda, oltre ad essere un atto dovuto all'umanità sia pure un esempio da consegnare alle future generazioni. E ogni uno le guerre le combatte con le armi e col materiale di cui dispone.
  8. Tu hai una grande passione per la musica: cos'è il rock?
    Il rock quando non viene troppo strumentalizzato dalle case discografiche è libertà.
  9. Bruce Springsteen o Santana? Janis Joplin o Patti Smith? Pink Floid o Led Zeppelin? E naturalmente, perché?
    Sicuramente, tranne Janis Joplin, nessuno di questi. Bruce Springsteen lo trovo monotono, i Pink Floid non mi appartengono culturalmente (vedi psicadelia) e i Led Zeppelin, che da un punto di vista prettamente musicale sono indubbiamente la più grande rock band di tutti i tempi, per uno strano paradosso non riesco ad apprezzarli appieno perché li trovo troppo bravi tecnicamente. In un qualche modo credo che siano stati contaminati dalla loro grande preparazione musicale........o forse questa è soltanto una scusa e gli ho ascoltati poco perché non ho mai imparato a suonare in maniera decente la chitarra elettrica. Bo?..non lo so....Patti Smith è un'artista che non ho mai incrociato lungo il percorso. Per quanto riguarda la musica rock preferisco ascoltare autori più immediati e meno leziosi, tipo: AC DC, Ramones, The Rolling Stones, Motorhead, Dogs d'Amour, Iron Maiden, la prima produzione dei Metallica, Hanoi rocks......e Janis Joplin. Me li sento più vicini.
  10. Hai scelto la strada della narrativa, ma avresti potuto scegliere quella del plettro, come hai trovato la tua strada?
    Non lo so, so soltanto che una mattina ho aperto gli occhi e ho detto: “voglio scrivere un libro”. Poi con l'aiuto di alcune persone a me carissime come Alessio e Giuliano, dopo qualche mese di gestazione, “I Resistenti” videro la luce.

    Intervistato da Andrew Dok.

1 commento:

  1. Ciao Nick e complimenti per la tua spontaneità.
    Tre piccoli appunti : Pasolini non è mai finito al soldo di nessuno perchè era un carattere indomabile e incorruttibile. Basti pensare alla sua militanza nel PCI, piena di odio e amore.....
    Castro si unì all' URSS per costrizione. Non ebbe scelta.....
    Terzo ed ultimo appunto : ti invito a riesaminare la produzione degli Zeppelin....
    Un abbraccio....

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