La
segreteria della della Filcams Cgil si era appena riunita nel bunker
segreto della nuova Camera del Lavoro di Stalinlucca, un palazzo di
vetro che come un fungo s'ergeva al centro della città. Una luce
bianca inondava la stanza e davanti a un enorme monitor a 84 pollici
Lcd 4k, seduti attorno a un grande tavolo in cristallo, il compagno
segretario, il compagno informativo e il compagno dell'ufficio
vertenze, stavano attendendo in trepida attesa l'inizio della parte
finale dell'operazione “Grande Fratello.....No grazie!!!”. Una
lavoratrice di un noto locale della vicina Morte dei Marmi si era
infatti andata a lamentare proprio dal compagno dell'ufficio vertenze
che lì, in quel bar all'ultima moda dove venivano servite le
apericene su vassoi di titanio contornati da led colorati alimentati
a falcata, il suo titolare, un uomo calvo e non tanto alto e che
adesso con la sua pancia propinante come una mongolfiera un po'
sgonfia stava impallando quasi tutto lo schermo, aveva fatto
installare delle telecamere modello CIA a controllo remoto
direttamente puntate sul bancone del bar, sulla veranda dei tavoli e
in cucina proprio dietro alle spalle della cuoca. Una faccenda
vietata da qualsiasi legge umana, penale o divina. E poi, come se non
bastasse, spiegò la cameriera Giuseppina con un piacevole e strano tono di
voce leggermente sforzato durante quel suo primo incontro col
sindacato: - e come se non bastasse non sono nemmeno assicurata!-.
“Però il monitor non le rende giustizia” pensava proprio il
compagno dell'ufficio vertenze, ritornando col pensiero a quelle
parole. Creola, alta all'incirca un metro e ottanta centimetri, con
un fisico mozzafiato da far invidia a Jessica Rabbit accarezzato da
lunghissimi capelli corvini impalpabili come la seta, la compagna
Beppa -questo fu subito il nome di battaglia affibbiatele dal
compagno segretario una volta che la donna ebbe preso la tessera-,
con una microcameraspia rest one accuratamente installata dal
compagno tecnico proprio al centro del suo striminzitissimo top da
lavoro, si stava infatti allontanando dal suo principale per
sculettare il più velocemente possibile con in mano un pezzo di
metallo rettangolare che riluceva come un alberello di natale.
-Passa
alla telecamera due- tuonò il compagno segretario, guardandosi con
aria indispettita attorno la stanza. Il compagno informativo, colui
addetto alla formazione-informazione del personale della Camera del
Lavoro di Stalinlucca, muovendo appena appena l'indice della mano
sinistra sfiorò il tasto rest two del pannello oleografico posto sul
tavolo delle riunioni e commutò la microcameraspia a nano pixel
installata sugli abiti da lavoro della compagna Beppa, con quella
precedentemente applicata dal compagno infiltrato sul soffitto della
veranda con vista sul mare del locale.
-Compagno
informativo- tuonò poi il compagno segretario indicando tre grandi
bassorilievi di purissimo vetro di Murano appesi a una delle
bianchissime pareti del bunker. -E' mai possibile che i ritratti dei
Compagni Longo e Di Vittorio siano appesi in maniera perfetta e che
quello al centro, quello della compagna Camusso, non ci sia modo e
maniera di farlo stare diritto!?-.
-Ci
penso io compagni state tranquilli- disse il compagno dell'ufficio
vertenze alzandosi di scatto dalla sua sedia di plastica polvirex
colo panna. Arrivato a grandi passi alla
porta del bunker- bianca anch'essa- si fece scansionare la retina da
una lucettina verde che in tutto quel pallido candore riluceva come
la sottile lama di una spada Jedi e, una volta essersi fatto
scansionare anche l'impronta digitale del pollice sinistro da uno
scanner elettronico, uscì fuori dalla sala riunioni per farvici
ritorno subito dopo con in mano un tubetto di attacca tutto mille
chiodi di ultima generazione.
-Mi
raccomando di normalizzare una volta per tutte questa noiosa
faccenda!!- rimbombò nuovamente come un tuono la voce del
segretario.
-Ecco
fatto!- disse infatti il compagno dell'ufficio vertenze, dopo aver messo
velocemente due punti di colla ai lembi inferiori del delicatissimo
ritratto della compagna Camusso. -Adesso anche la Susy è
perfettamente allineata coi compagni Longo e Di Vittorio-.
-Perfetto
torna a sedere- s'intromise la voce robusta del
compagno informativo, con lo sguardo puntato sul monitor a
84 K Lcd 4k. La compagna Beppa infatti era già entrata nella veranda
con vista sul mare dove venivano servite le apericene e sul maxi
schermo, quasi a grandezza naturale, ora appariva la sua figura
ripresa dall'alto che stava appoggiando il vassoio in titanio coi
coloratissimi led lampeggianti con sopra delle bevande anch'esse di
mille colori, al centro di un tavolino contornato da ragazzi che con
la bava alla bocca non riuscivano a toglierle gli occhi di dosso. Su
dei tacchi a spillo alti così, fasciati in quell'attillatissimo top
dove al suo centro era stata installata sotto forma di strass la
microcameraspia a nano pixel rest one e un un paio di pantaloni di
jeans sapientemente tagliati ad altezza chiappa, aveva infatti due tettone ed un culo talmente esplosivi che Michelangelo in persona
pareva aver sapientemente ricavato da un robusto, sinuoso e
flessibile tronco di ebano.
-Torna
a sedere!- tuonò nuovamente il compagno segretario, con lo sguardo
rivolto verso le tre fragili gigantografie adesso finalmente tutte
perfettamente allineate. Il compagno dell'ufficio vertenze, anch'egli con lo
sguardo puntato sul maxi schermo sobbalzò, richiuse alla svelta il
tubetto d'attacca tutto mille chiodi d'ultima generazione e in un
nano secondo fu nuovamente in prossimità della sua postazione. Ma
proprio mentre fece per scostare la sua sedia di plastica polvirex
color panna dal tavolo in
cristallo per mettersi a sedere, WROOMMMM!!, un rumore assordante
riecheggiò per tutto il bunker. Di normalizzare quella faccenda che
tanto pungeva lo sguardo del compagno segretario, sembrava che non ci
fossero proprio modo e maniera: i ritratti dei Compagni Longo e Di
Vittorio s'erano di colpo staccati dal muro ed erano rovinati al
suolo finendo così in mille pezzi.
-Compagni
maledizione!!- picchiò il pugno sul tavolo di pregiato cristallo
facendolo vibrare tutto, il compagno segretario. Gli altri due
compagni di corsa uscirono dal bunker segreto della Camera del Lavoro
di Stalinlucca e dopo aver preso il nuovissimo ascensore con
propulsione ad anti materia ed essere stati all'ufficio storico
situato su al cinquantesimo piano, fecero ritorno nel bunker segreto
con in mano altre due gigantografie sempre in pregiatissimo vetro di
Murano.
-Ci
sono rimaste solamente queste- dissero all'unisono mostrando al
compagno segretario i faccioni sorridenti di Ottaviano del Turco e di
Guglielmo Epifani.
-Bene
ripulite tutto e appendetele. Poi dedichiamoci all'operazione Grande
Fratello...No grazie!-. Poggiati un attimo a terra i preziosi
ritratti il compagno informativo batté due volte le mani e s'aprì
una porticina infondo alla stanza da dove fuoriuscì un robot
umanoide con in mano una pattumiera e una scopa. Si chiamava Silvio e
con un parrucchino di plastica sopra la testa e un abbagliante
sorriso di finissima porcellana subpatinata a trentadue denti
stampato sul volto, era vestito in doppio petto blu, con calzoni
blu, camicia e cravatta blu. Di tecnologia tedesca, venne ordinato
giusto qualche mese prima dal compagno magazziniere a un'azienda
multidivisionale con sede legale in bassa Sassonia, facente
direttamente capo al colosso della Volswagen. Come se non bastasse a
garantirne l'affidabilità, era trapelata la notizia che addirittura
ne usasse uno del tutto identico anche la cancelliera Merkel, per le
sue faccende domestiche. Besen hinterlässt keine flecken, ideal
für schrank, c'era scritto sopra la scatola da imballaggi
scaricata dal corriere di Amazon proprio di fronte al portone
d'ingrasso della nuova Camera de Lavoro di Stalinlucca.
-Grazie
Silvio- dissero i compagni una volta che il robot ebbe ripulito tutto
il prezioso vetrame dal pavimento, guardandolo sibilare dal culo
delle rarefatte nuvolette di gas aromatizzate al pino silvestre per
poi rientrare svelto svelto dentro il buco nella parete in fondo alla
stanza.
-Adesso
svelti, attaccate i ritratti di vetro. Qui la situazione sta
iniziando a farsi interessante- esclamò a mezza voce il compagno
segretario. Le immagini trasmesse dal monitor di futuristica
generazione 4K, mostravano infatti il maialesco volto del datore di
lavoro che seduto dietro alla cassa stava armeggiando qualcosa con un
grosso telefono cellulare. Sicuramente il controllo remoto delle telecamere
modello CIA per spiare i suoi dipendenti. Non c'era più un attimo da
perdere e normalizzata la situazione dentro la stanza del bunker,
appese cioè saldamente al muro le nuove gigantografie in vetro di
Murano dei volti sorridenti dei compagni Ottaviano del Turco e
Guglielmo Epifani accanto a quello sornione della compagna Susanna
Camusso, finalmente i due sindacalisti poterono raggiungere il loro
capo al grosso tavolo di cristallo e dedicarsi all'operazione “Grande
fratello......No grazie!!”.
-Allora
qual'era il piano?- chiese proprio quest'ultimo quando tutti e tre
rifurono allineati dietro al tavolino comodamente seduti sulle loro
sedie di plastica polvirex color panna.
-Quando
il farabutto s'apparta per spiare i dipendenti col cellulare, la
compagna Beppa lo coglierà in fragranza di reato e gli scatterà una
fotografia con la microcameraspia a nano pixel rest one- disse il
compagno informativo.
-E
così poi a quel porco gli facciamo la vertenza- ghignò subito dopo
il compagno dell'ufficio vertenze.
-Va
bene signor....no scusate compagni, adesso datemi l'audio- disse il
compagno segretario rilassandosi sulla sua postazione.
Il
compagno informativo fece nuovamente scivolare l'indice sinistro
sopra il pannello a touch screen oleografato sul tavolo di cristallo e da
un impianto Bose sounround che comandava cento trentacinque mini
speaker installati dentro a un contro soffitto rivestito di pelle
bianca, fuoriuscì un suono che riproduceva fedelmente in tutto e per
tutto le voci, i rumori e anche i più sottili tintinnii di bicchieri
che si susseguivano dentro il locale. In mezzo ai vari “mamma mia
che culo” e “mamma mia che tette” e al vivace brusio di voci e schiamazzi
che aleggiava dentro il locale, il volto serio e tirato della
compagna Beppa, per alcuni brevissimi istanti, apparve inquadrato in
primissimo piano dalla telecamera rest two in tutta la sua strana,
angelica e devastante bellezza. Decine di microscopici forellini
attorno alle labbra leggermente rialzate e infiammate da un
fiammeggiante rosso infuocato, centinaia di piccoli bucherelli
praticamente invisibili ad occhio nudo sulle guance lisce come la
pelle di un neonato, le conferivano infatti una creola espressione
stranamente sintetica e di artefatta magnificenza. Erano appena le
23:18, una luna estiva grossa come un pompelmo rifletteva i suoi
tediosi raggi sopra le enormi vetrate della camera del lavoro
illuminando d'argento una Stalinlucca già sprofondata nel sonno. Al
contrario, invece, il mega schermo a 84 pollici 4k davanti al quale
ormai da qualche era seduta la segreteria della Filcams e i cento
trentacinque mini speaker installati al soffitto, continuavano in
maniera imperterrita a trasmettere nel segretissimo etere del bunker
le frizzanti immagini della Morte dei Marmi by night: sculettanti
cameriere d'ogni nazionalità mezze nude che affannosamente
dispensavano ai tavoli le bevande sopra quei costosissimi vassoi in
titanio contornati dai coloratissimi led alimentati a falcata;
ragazzi e ragazze di giovanissima età agghindati di tutto punto
seduti ai tavoli con sorrisi larghi da orecchio a orecchio che in
maniera quasi scomposta sorseggiavano i drink appena serviti; luci
soffuse, schiamazzi, risa, musica e discorsi d'amore e d'odio e
d'altre sciocchezze. Sopra tutto regnava però la voce particolare e
sempre leggermente sforzata della compagna Beppa che, come se niente
fosse, con fare ammiccante e un poco civettuolo, rispondeva come da
contratto mai sottoscritto colpo su colpo alle avance ora di questo e
ora di quell'altro sbarbino. Il padrone grassone dall'aria un po'
maialesca, nel frattempo, mentre metteva i quattrini in saccoccia
senza battere neanche uno scontrino e con un occhio salutava da
dietro la cassa i clienti che entravano e uscivano dal locale, con
quell'altro sbirciava il quadrante in purissimo Gorilla Glass di un
cellulare High tech. Questa
situazione di stallo andò avanti fin quasi alle due del mattino,
cioè fino a quando il locale non si fu completamente svuotato, i
vassoi in titanio contornati dai led alimentati a falcata non furono
tutti accuratamente riposti e le belle cameriere sculettanti,
stracche e stravolte dalla fatica come delle piccole schiave, non
iniziarono a zampettare qua e là sopra i loro tacchi a spillo per
ripulire i tavolini della veranda con vista
sul mare. Con gli occhi arrossati dalle tante ore passate davanti al
monitor i compagni della Filcams videro poi il padrone con l'aria
maialesca alzarsi da dietro il ricevitore di cassa, attraversare la sala dove le sue dipendenti erano tutte impegnate nelle opere di
pulizia e svelto, con in mano il suo controllo remoto, sbirciare
furbescamente il culo formoso della compagna Beppa per andarsi infine
a rinchiudere nella toilette in fondo alla stanza. Dai cento
trentacinque mini speaker incassati nel contro soffitto del bunker e
dal monitor 4K, adesso fuoriuscivano una sottile e piacevole musica
Dub accompagnata dal volto sfiancato della compagna
Beppa e dalla sua voce che, anziché risuonare con quel suo
tuono sempre un po' piacevolmente sforzato, adesso, nelle orecchie
dei tre sindacalisti, riecheggiava molto più profonda e baritonale.
Si
si, dev'essere proprio la stanchezza, si dissero perplessi gli uni
con gli altri i componenti della segreteria della Filcams di
Stalinlucca. Poi con un filo di voce il compagno segretario ordinò
di commutare sulla microcameraspia rest three, e l'indice della mano
sinistra del compagno informativo sfiorò nuovamente il pannello
touch screen oleografato sopra il tavolo di cristallo. Subito
apparvero le immagini di un bagno color crema modello extra lusso in
stile romano, con i capitelli di marmo e due busti di Caligola e
Nerone posti ai lati di un'enorme specchiera che occupava l'intera parete dei lavandini. Il tutto, sotto una luce opaca e perfettamente
studiata per far risaltare al massimo il colore dei rivestimenti, era
rifinito da fiori e brocche di finissima terracotta. Senza badare a
spese il padrone del locale aveva fatto costruire anche una cascata
ottenuta dall'acqua di mare che alimentava una grossa vasca a
idromassaggio in stile Bernini la quale, scendendo direttamente dal
soffitto e rilasciando nell'aria un suono dal retrogusto un po'
esotico, adesso riecheggiava mellifluamente come una ninna nanna
dentro i cento trentacinque minispeaker del bunker. Poco distante da
tale meraviglia architettonica, come un pugno in un occhio, come un
cavolo a merenda, come un sintetizzatore elettronico di ultima
generazione in un vecchio pezzo dei Rolling Stones, gli sguardi dei
componenti della segreteria della Filcams furono colpiti
dall'immagine del maiale con le braghe calate che stava seduto sopra
la tazza di un cesso che rassomigliava niente di meno che
all'astronave di Goldrake. Aveva delle cosce grandi come prosciutti
di terza categoria allargate sopra le lame rotanti e dal tronco,
flosce e disfatte, gli ricadevano giù fino a ricoprirgli i ginocchi
delle grottesche, nauseabonde e sudaticcie lonze di grasso. Sotto
gli occhi esterrefatti e schifati dei tre amigos sindacalisti, mentre
con una mano teneva stretto il suo controllo remoto che trasmetteva
le immagini di una telecamera modello CIA puntata sul culo rotondo
della compagna Beppa, con l'altra, dopo aver raspato per qualche
minuto in mezzo a tutto quel mare di lardo, il maialesco datore di
lavoro tirò fuori da quel l'informe e bizzarro ammasso di ciccia un
piccolo membro arricciato come un sottile aspirale. E Subito,
impaziente e incominciando a grugnire, prese a tirarselo su e giù
come una piccola sega.
-Che
schifo!- esclamarono all'unisono i sindacalisti, dovendo assistere
loro malgrado a quel turpe spettacolo. Anche i vitrei sguardi appesi
alla parete del bunker dei compagni Del Turco ed Epifani, riunitisi
in assemblea super straordinaria assieme a quello sornione e
sbirciante della compagna Camusso, deliberarono all'unanimità di
opporsi allo show, scioperare e voltarsi dall'altra parte.
-Passa
subito a rest two- ordinò infatti il compagno segretario al compagno
informativo, portandosi di scatto le palme delle mani sugli occhi.
All'interno della veranda con vista sul mare, intanto, con sempre la
musica Dub in sottofondo, tra i tavoli ancora mezzi arruffati, la
compagna Beppa aveva riunite al centro della stanza le altre
colleghe. Con le unghie lunghe, curate e
perfettamente smaltate di un rosso granata che contrastando a dovere
con il colore della carnagione creola sapeva quasi d'erotico, stringeva fiera e forte nella mano la sua nuova tessera della
Filcams rilasciategli dal compagno dell'ufficio vertenze in persona.
-Adesso
gli faccio la vertenza- diceva con tono di voce stranamente profondo
alle altre cameriere, la Giuseppina. Tutte le ragazze, chi bruna
e chi bionda e chi rossa, avevano le stesse tette straripanti così,
il solito culo dirompente, i medesimi abiti indecenti e l'uguale
faccia stravolta da una comune indignata stanchezza. Tutte
belle e sfigurate alla stessa maniera. Ma c'era di più: il volto
sempre perfettamente curato della compagna Beppa, forse proprio per
una rabbia repressa e che adesso poteva finalmente trovare uno sfogo, assumendo un'espressione di mascolinità si era
tutto irrigidito diventando pieno di spigoli. Pareva quasi avesse
tolto una maschera. Anche il collo solitamente liscio, sinuoso e
lungo come una raffinatissima brocca da vino, le s'era di colpo
deformato e gonfiato divenendo molto simile a un nodoso ciocco di
pino. Poi subito dopo, senza stare nemmeno ad ascoltare i discorsi in
italiano stentato fatti delle altre ragazze, la compagna Beppa, una
volta deglutito e fatto muovere il mento in maniera anormale,
cominciò a marciare sopra i sui tacchi a spillo con passo marziale,
quasi da corazziere, in direzione del bagno. TIC...TAC...TIC...TAC
-Ci
siamo!- esclamò il compagno segretario con gli occhi puntati sul
monitor a Led 84 pollici 4K. -Adesso entra nel bagno, scatta la foto
al maiale con la microcameraspia rest ome e così abbiamo le prove
che quelle cazzo di telecamere modello CIA che in maniera illegale
spiano i dipendenti durante il turno di lavoro, sono pure collegate a
un sistema remoto-.
-Passo
a rest three?- chiese tutto infervorato il compagno informativo.
Si,
annuirono all'unisono il compagno segretario e il compagno
dell'ufficio vertenze. Ma proprio mentre la compagna Beppa stava per
aprire la porta del bagno imperiale in stile Romano, accadde quello
che mai e poi mai sarebbe dovuto accadere: per un calo di tensione
improvviso, o per un'intromissione dei servizi segreti del SISMI
all'interno dei computer della Camera del lavoro di Stalinlucca,
oppure per un'altra inspiegabile fatalità di sconosciuta natura, il
pannellino touch screen oleografato sul tavolo in cristallo delle
riunioni fece cilecca.
-Maledizione!!-
esclamò stavolta il compagno dell'ufficio vertenze. Si susseguirono
così alcuni profondi istanti di desolante silenzio. Dai microspeaker
non fuoriuscivano altro che le note di una vecchia canzone di Bill
Laswell e qualche incomprensibile parola in stretto rumeno
pronunciate da un paio di cameriere. Poi, tutto a un tratto, fulmineo
come un tuono che irrompe squarciando l'aria, SHWAAAM!!, il suono
sibilante di uno spadone appena sguainato seguito da un secco, atroce
e orrendo grugnito di terrore, si levò improvviso e senza mezzi
termini da dietro la porta del bagno. Sembrava che la compagna Beppa avesse sguainato qualcosa! Il cinguettio dei passeri di tutto il mondo si
chetò di botto, Bill Laswell smise di colpo di cantare e le
cameriere -che già forse avevan capito-, si misero a ridere in
maniera scomposta: il maiale stava per essere accontentato e incannato. E che canna! Un arnese a
metà strada tra una Beretta Rocco Siffredi e un Winchester modello
Jhon Holmes. Poi, dai cento trentacinque minispeaker incassati
dentro il contro soffitto rivestito di pelle bianca della Camera del
Lavoro di Stalinlucca, fuoriuscirono dei suoni incomprensibili
sicuramente dovuti a una breve ma agguerrita colluttazione, seguiti
subito dopo da un soffice, delicato, ritmato, inconfondibile e
martellante: TUMP...TUMP...TUMP...TUMP...TUMP...
Gli
infernali grugniti maialeschi, colpo su colpo, andarono pian piano a
chetarsi fino a divenire un ambiguo e inspiegabile miagolio
-Che
cosa sta succedendo la dentro?- disse stupito il compagno segretario.
Tump...tump..un..po'..tump..tump..per...uno..a..tump..tump..prenderlo..tump..tump..in...culo....tump..tump...diceva
intanto che martellava, la compagna Beppa. E di seguito, con una
voce,profonda,divertita,godereccia:...brutto..maiale...tump..tump..sei..sotto...tump..vertenzaaaa...tumptumptumptump...sind..ahh..ahhhh...tumptumptumptump..sindacale..ah..ah..ahhhhhhhhhh....................
Poi
di nuovo silenzio.
-Ma
che cosa è successo là dentro?- chiese ancora stupito il compagno
segretario, avvicinando il viso alle immagini trasmesse dalla
microcamera spia rest two.
-Come
che cosa è successo?-gli rispose il compagno dell'ufficio vertenze.
- La compagna Beppa gli ha appena fatto la fotografia, almeno adesso
possiamo inchiodare ben bene quel porco, fargli una bella vertenza e un culo così-.
-A
quello mi sa che ci abbia già pensato la Giuseppina- ghignò a ruota
il compagno informativo, indicando le immagini trasmesse dal monitor.
Il gestore del locale tutto dolorante e arruffato, con le gambe
allargate e leggermente piegato sulle ginocchia, stava infatti
uscendo in tutta fretta dalla porta del bagno per fuggire chissà
dove. Dopo un po' di minuti, con tutta la sua femminilità ritrovata
e la sua andatura da femmina creola mozza fiato, la compagna Beppa
uscì anch'ella dal bagno imperiale in stile romano e sculettando
verso il centro della veranda con vista sul mare, con quel suo tono
di voce di nuovo piacevolmente sforzato, disse: -operazione
Grande Fratello...No grazie..conclusa!-.
Pfuff...fine
delle trasmissioni.
-Bene adesso dobbiamo
festeggiare- sorrise felice il compagno segretario, rilassandosi
sulla sua sedia di plastica polvirex di colr bianco panna e sbattendo
due volte le mani. Dal suo buco in fondo alla parete uscì nuovamente
il robot Silvio. Al posto della scopa e della pattumiera stavolta
portava in mano un vassoio d'argento con sopra tre calici da
champagne modello Svalka e una bottiglia fredda e sudata di Cristal
antica riserva etichetta bianca. Con passo robotico s'avvicinò al
grande tavolo in cristallo delle riunioni e dopo aver fatto saltare
il tappo con una mossa di karate, disse: BU-O-NA-FILCAMS-A-TUT-TI.
by Nick Belanes.