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Blog perverso e polimorfo, abitato da forme di vita aliene e virulente: siamo portatori insani del virus del pensiero diagonale.

domenica 28 aprile 2013

La giusta prospettiva su ciò che è facile e ciò che è difficile


É un paradosso, ma lottare per i propri diritti, per quanto sacrosanto, per quanto giusto, è cosa ardua. É maledettamente difficile doversi confrontare, ogni mattina, ogni giorno, con lo sguardo inquisitorio e ingiusto dei capi e dei padroni. Ed è maledettamente più facile e rassicurante fuggire quegli sguardi, rinunciando alla lotta, ma è anche del tutto inutile. Fuggire dalla lotta comporta soltanto l'accettazione passiva dell'ingiustizia e la consapevolezza della propria personale sconfitta. Di più, significa decretare la sconfitta anche di chi ti è caro: di un figlio, di un amico e di chiunque condivida con te la tua stessa sorte. Significa accettare ogni sorta di piccola e grande angheria, che sia un licenziamento oppure il semplice rimbrotto che condanna una tua non colpa. É inutile, perché sopportare tutto questo comporta la creazione di tutta una complessa struttura di giustificazioni, e scuse puerili, che rendano sopportabile la tua fuga, la tua codardia. Ma se ancora riesci a sopportare il peso della tua ipocrisia, che ne sarà di te quando tuo figlio dovrà reggerne il peso? Come giustificherai, allora, il tuo chinar la testa? Domani, quando di prima mattina ti guarderai allo specchio, quando le tue tante scuse saranno ancora sopite, prova a reggere il tuo stesso sguardo; di una cosa sono certo, non ci riuscirai, così come un domani sarai incapace di sostenere quello di tuo figlio. Allora, forse, capirai, ma sarà troppo tardi.
E' vero, non è facile affrontare ogni giorno, quotidianamente, chi ha la pretesa di ergersi al di sopra di te, senza diritto, magari solo perché, genuflettendosi a profusione, è riuscito a strappare una promozione. Ma è sempre e maledettamente più difficile dover sopportare la propria ipocrisia. Perché chi sceglie di non combattere, di fuggire, lo fa consapevolmente e consapevolmente sa di scegliere la via dei non-uomini. L'uomo si differenzia da ogni altro animale non solo per l'intelletto ma, soprattutto, per la volontà. A differenza di tutti gli altri animali, l'uomo ha sempre un'alternativa: l'intelletto la concepisce, la volontà la concretizza. Non ci sono alibi, ma solo la triste e patetica presa di coscienza della propria sconfitta.
Perché si parla di cacasotto? E' un riflesso istintivo comune a tutti quegli animali che hanno, come sola strategia per la sopravvivenza, la fuga. L'animale che si prepara a scappare svuota l'intestino, si alleggerisce, è costretto a farsela addosso. Una vita secondo natura per il coniglio, una vita poco dignitosa per l'uomo. Credo che la via più semplice e naturale, per un uomo, sia affrontare a viso aperto le difficoltà della vita, piuttosto che vivere un'intera esistenza con le mutande sporche di merda.

di Andrew Dok

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