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lunedì 8 aprile 2013

REZA OLIA: L'ARTE COME FORMA DI LOTTA



A voci dalla Piazza Reza Olia, scultore, pittore e membro del C.N.R.I (Comitato Nazionale di Resistenza Iraniana) ci parla d'Italia, cultura e ayatollah. Buona lettura!



  1. Ciao Reza, per chi non ti conosce, puoi dirci chi sei e di cosa ti occupi nella vita?

    Sono lo Scultore Reza Olia, cittadino italiano di origine iraniana. Da oltre cinquant’anni vivo in Italia. Mi sono diplomato all’Accademia di Belle Arti di Roma in scultura e pittura. Politicamente sono impegnato per l’affermazione della libertà e della democrazia nel mio Paese di origine.

  2. Considerata la società in cui viviamo e tenuto conto delle nuove tecnologie che questa mette a disposizione, secondo te, un'artista che della sua arte vuol farne il proprio mestiere, oggi è più o meno agevolato rispetto al passato?

    Sì, oggi la società è più aperta ed evoluta, nonché istruita. Il rapporto delle persone con la tecnologia (es. internet) è molto stretto e ciò permette una più agevole ed immediata diffusione delle idee e dei propri lavori. D’altro canto, però, non nascondo che nel passato la sensibilità culturale ed artistica in tutti i campi dell’arte forse era più accentuata di oggi. Oggigiorno le idee viaggiano velocemente ed altrettanto velocemente spariscono e ciò mette in evidenza la superficialità di molte idee o proposte artistiche, dato che c’è sempre meno spazio per l’approfondimento culturale ed artistico.

  3. Da Renato Guttuso a Giacomo Manzù ad Alberto Moravia nel corso della tua lunga carriera hai collaborato con moltissimi artisti che nel corso degli anni sono divenuti dei veri e propri monumenti della cultura italiana (e non solo). Vista la tua vasta esperienza, l'Italia è ancora il posto adatto per un ragazzo appena uscito dall'accademia e che vuole iniziare a muovere i primi passi nel mondo dell'arte? Oppure deve emigrare?

    In effetti, data la mia lunga permanenza in Italia, mi ritengo fortunato ad aver frequentato i grandi maestri dell’arte italiana, quali Renato Guttuso e Giacomo Manzù, Alberto Moravia e Pier Paolo Pasolini. Le opere ed il pensiero di questi grandi maestri, che hanno dato un fondamentale contributo per la crescita culturale italiana dopo il fascismo, sono ancora oggi attuali. A mio avviso, tuttavia, per un giovane artista è difficile poter affermarsi in Italia, in quanto la società italiana mi pare diventata superficiale, senza più una forte sensibilità culturale come un tempo. Non credo che in altri Paesi europei la situazione sia migliore, in quanto in molti di questi Paesi la tensione culturale è di gran lunga inferiore rispetto a quella italiana.

  4. In generale, chi oggi acquista un dipinto o una scultura lo fa per riempirsi l'anima o per fare un piccolo o grosso investimento?

    Chi oggi acquista un’opera da una galleria d’arte o direttamente da un artista dimostra sicuramente passione per l’arte. Chi, invece, acquista un’opera, anche importante, presso un’asta a Londra o New York, probabilmente, lo fa per realizzare un investimento.

  5. Nelle tue opere è sempre ben presente il martirio di un popolo: quello iraniano. Per chi non avesse letto il tuo libro e non sapesse molto degli accadimenti avvenuti ai figli dell'Iran, puoi spiegare in poche parole chi erano e chi sono Reza Pahlavi, Ruhollah Khomeini, Mahmud Ahmadinejad?

    Mi ritengo un artista “impegnato”, così come lo era Guttuso. Attraverso la mia arte intendo denunciare gli orrori che i regimi dittatoriali, prima quello dello Scià e poi quello degli ayatollah, hanno compiuto e compiono ancora nei confronti del mio popolo. Costoro sono solo criminali efferati di “turno”, che godono della protezione occidentale in cambio di petrolio ed armi di ogni genere.

  6. Ormai da molti anni sei un membro di spicco del C.N.R.I (Comitato, Nazionale, di Resistenza, Iraniana) e sei costretto a vivere sotto scorta da parte dei Carabinieri. Per chi non lo sapesse, puoi spiegare cos'è e quali sono gli intenti di questo organismo politico?

    Da moltissimi anni sono membro del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana, il quale rappresenta l’unica vera alternativa democratica al regime sanguinario degli ayatollah. Al Consiglio vi partecipano, tra gli altri, anche i Mujahedin del Popolo Iraniano, religiosi laici progressisti e democratici che nulla hanno a che vedere con il fondamentalismo islamico. Vi aderiscono, inoltre, anche altre organizzazioni democratiche, marxiste e molti indipendenti. Per la mia posizione personale ricevo continuamente minacce dal regime di Teheran che mi costringono a vivere continuamente sotto scorta.

  7. Recentemente è scomparsa un'icona della sinistra marxista mondiale come Hugo Chavez. Leggendo il tuo primo libro (il bronzo e l'esilio) ho appreso di come l'ormai ex Partito Comunista Italiano e il Tudeh (il partito comunista iraniano) a loro tempo avessero -eufemisticamente parlando- visto di buon occhio e sostenuto l'ascesa al potere del sanguinario ayatollah Ruhollah Khomeini. Cosa prova un uomo di Sinistra figlio dell'Iran quando accende la televisione e vede le immagini del tanto compianto presidente venezuelano che stringe in maniera molto amichevole le mani al dittatore Mahmud Ahmadinejad? Come mai, secondo il tuo punto di vista, la Sinistra cade sempre in queste assurde contraddizioni?

    Non ho mai amato capipopolo come Chavez o altri come lui e non sono d’accordo con la linea politica del Tudeh. Essi son ben lontani dalle linee politiche a cui a suo tempo si rifacevano i partiti comunisti occidentali. Se i capi del regime iraniano hanno avuto un buon rapporto personale ed affaristico con Chavez, ciò è la conferma che personaggi come lo stesso Chavez non hanno nessun rispetto per i diritti umani più elementari, a prescindere da ogni eventuale area politica di appartenenza.

  8. Sei stato un grande amico di Luciano Lama: la CgiL di Lama, messa in relazione coi lavoratori, in cosa è diversa dalla CgiL di Susanna Camusso?

    Sì, avevo un ottimo rapporto con Luciano Lama, che stimavo come sindacalista e come persona. Lama ha sicuramente difeso i diritti dei lavoratori con fermezza, pur nel rispetto reciproco con le esigenze degli industriali attenti alle tematiche sociali. Oggi sono tempi diversi ed è difficile paragonare la Cgil di oggi con quella di ieri, così come il mondo del lavoro e le sue esigenze sono assai diverse da quelle di un tempo.

  9. Visto che lo hai conosciuto personalmente, quanto manca all'attuale sinistra italiana una figura come Enrico Berlinguer? Perché?

    È difficile rispondere anche a questa domanda; la sinistra di oggi è diversa dal Partito Comunista di un tempo. Ritengo, però, che la linea dell’”onestà” e dei valori di riferimento incarnati da Berlinguer, a mio modesto avviso, si ritrovino oggigiorno all’interno del PD, con tutti i problemi che ciò può comportare in una fase politica difficile come quella che viviamo attualmente.

  10. Sempre leggendo il tuo primo libro, m'è venuto spontaneo farmi una domanda: cosa si prova a trovarsi seduti tra Michail Gorbaciov e Yasser Arafat?

    Beh, se si riferisce alla foto relativa al funerale di Berlinguer, posso dire di essermi ritrovato casualmente a sedere accanto a loro.

  11. Il berlusconismo può a tuo avviso essere considerato una sorta di regime totalitario?

    No, Berlusconi ed i suoi governi, pur con tutte le critiche legittime possibili, non ha mai rappresentato assolutamente un pericolo per la libertà individuale dei cittadini italiani ed è assurdo paragonarlo a regimi totalitari come quello degli ayatollah iraniani.

    intervistato da Nick Belanes.

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