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Blog perverso e polimorfo, abitato da forme di vita aliene e virulente: siamo portatori insani del virus del pensiero diagonale.

lunedì 30 settembre 2013

LA VERTENZA.....



La segreteria della della Filcams Cgil si era appena riunita nel bunker segreto della nuova Camera del Lavoro di Stalinlucca, un palazzo di vetro che come un fungo s'ergeva al centro della città. Una luce bianca inondava la stanza e davanti a un enorme monitor a 84 pollici Lcd 4k, seduti attorno a un grande tavolo in cristallo, il compagno segretario, il compagno informativo e il compagno dell'ufficio vertenze, stavano attendendo in trepida attesa l'inizio della parte finale dell'operazione “Grande Fratello.....No grazie!!!”. Una lavoratrice di un noto locale della vicina Morte dei Marmi si era infatti andata a lamentare proprio dal compagno dell'ufficio vertenze che lì, in quel bar all'ultima moda dove venivano servite le apericene su vassoi di titanio contornati da led colorati alimentati a falcata, il suo titolare, un uomo calvo e non tanto alto e che adesso con la sua pancia propinante come una mongolfiera un po' sgonfia stava impallando quasi tutto lo schermo, aveva fatto installare delle telecamere modello CIA a controllo remoto direttamente puntate sul bancone del bar, sulla veranda dei tavoli e in cucina proprio dietro alle spalle della cuoca. Una faccenda vietata da qualsiasi legge umana, penale o divina. E poi, come se non bastasse, spiegò la cameriera Giuseppina con un piacevole e strano tono di voce leggermente sforzato durante quel suo primo incontro col sindacato: - e come se non bastasse non sono nemmeno assicurata!-. “Però il monitor non le rende giustizia” pensava proprio il compagno dell'ufficio vertenze, ritornando col pensiero a quelle parole. Creola, alta all'incirca un metro e ottanta centimetri, con un fisico mozzafiato da far invidia a Jessica Rabbit accarezzato da lunghissimi capelli corvini impalpabili come la seta, la compagna Beppa -questo fu subito il nome di battaglia affibbiatele dal compagno segretario una volta che la donna ebbe preso la tessera-, con una microcameraspia rest one accuratamente installata dal compagno tecnico proprio al centro del suo striminzitissimo top da lavoro, si stava infatti allontanando dal suo principale per sculettare il più velocemente possibile con in mano un pezzo di metallo rettangolare che riluceva come un alberello di natale.
-Passa alla telecamera due- tuonò il compagno segretario, guardandosi con aria indispettita attorno la stanza. Il compagno informativo, colui addetto alla formazione-informazione del personale della Camera del Lavoro di Stalinlucca, muovendo appena appena l'indice della mano sinistra sfiorò il tasto rest two del pannello oleografico posto sul tavolo delle riunioni e commutò la microcameraspia a nano pixel installata sugli abiti da lavoro della compagna Beppa, con quella precedentemente applicata dal compagno infiltrato sul soffitto della veranda con vista sul mare del locale.
-Compagno informativo- tuonò poi il compagno segretario indicando tre grandi bassorilievi di purissimo vetro di Murano appesi a una delle bianchissime pareti del bunker. -E' mai possibile che i ritratti dei Compagni Longo e Di Vittorio siano appesi in maniera perfetta e che quello al centro, quello della compagna Camusso, non ci sia modo e maniera di farlo stare diritto!?-.
-Ci penso io compagni state tranquilli- disse il compagno dell'ufficio vertenze alzandosi di scatto dalla sua sedia di plastica polvirex colo panna. Arrivato a grandi passi alla porta del bunker- bianca anch'essa- si fece scansionare la retina da una lucettina verde che in tutto quel pallido candore riluceva come la sottile lama di una spada Jedi e, una volta essersi fatto scansionare anche l'impronta digitale del pollice sinistro da uno scanner elettronico, uscì fuori dalla sala riunioni per farvici ritorno subito dopo con in mano un tubetto di attacca tutto mille chiodi di ultima generazione.
-Mi raccomando di normalizzare una volta per tutte questa noiosa faccenda!!- rimbombò nuovamente come un tuono la voce del segretario.
-Ecco fatto!- disse infatti il compagno dell'ufficio vertenze, dopo aver messo velocemente due punti di colla ai lembi inferiori del delicatissimo ritratto della compagna Camusso. -Adesso anche la Susy è perfettamente allineata coi compagni Longo e Di Vittorio-.
-Perfetto torna a sedere- s'intromise la voce robusta del compagno informativo, con lo sguardo puntato sul monitor a 84 K Lcd 4k. La compagna Beppa infatti era già entrata nella veranda con vista sul mare dove venivano servite le apericene e sul maxi schermo, quasi a grandezza naturale, ora appariva la sua figura ripresa dall'alto che stava appoggiando il vassoio in titanio coi coloratissimi led lampeggianti con sopra delle bevande anch'esse di mille colori, al centro di un tavolino contornato da ragazzi che con la bava alla bocca non riuscivano a toglierle gli occhi di dosso. Su dei tacchi a spillo alti così, fasciati in quell'attillatissimo top dove al suo centro era stata installata sotto forma di strass la microcameraspia a nano pixel rest one e un un paio di pantaloni di jeans sapientemente tagliati ad altezza chiappa, aveva infatti due tettone ed un culo talmente esplosivi che Michelangelo in persona pareva aver sapientemente ricavato da un robusto, sinuoso e flessibile tronco di ebano.
-Torna a sedere!- tuonò nuovamente il compagno segretario, con lo sguardo rivolto verso le tre fragili gigantografie adesso finalmente tutte perfettamente allineate. Il compagno dell'ufficio vertenze, anch'egli con lo sguardo puntato sul maxi schermo sobbalzò, richiuse alla svelta il tubetto d'attacca tutto mille chiodi d'ultima generazione e in un nano secondo fu nuovamente in prossimità della sua postazione. Ma proprio mentre fece per scostare la sua sedia di plastica polvirex color panna dal tavolo in cristallo per mettersi a sedere, WROOMMMM!!, un rumore assordante riecheggiò per tutto il bunker. Di normalizzare quella faccenda che tanto pungeva lo sguardo del compagno segretario, sembrava che non ci fossero proprio modo e maniera: i ritratti dei Compagni Longo e Di Vittorio s'erano di colpo staccati dal muro ed erano rovinati al suolo finendo così in mille pezzi.
-Compagni maledizione!!- picchiò il pugno sul tavolo di pregiato cristallo facendolo vibrare tutto, il compagno segretario. Gli altri due compagni di corsa uscirono dal bunker segreto della Camera del Lavoro di Stalinlucca e dopo aver preso il nuovissimo ascensore con propulsione ad anti materia ed essere stati all'ufficio storico situato su al cinquantesimo piano, fecero ritorno nel bunker segreto con in mano altre due gigantografie sempre in pregiatissimo vetro di Murano.
-Ci sono rimaste solamente queste- dissero all'unisono mostrando al compagno segretario i faccioni sorridenti di Ottaviano del Turco e di Guglielmo Epifani.
-Bene ripulite tutto e appendetele. Poi dedichiamoci all'operazione Grande Fratello...No grazie!-. Poggiati un attimo a terra i preziosi ritratti il compagno informativo batté due volte le mani e s'aprì una porticina infondo alla stanza da dove fuoriuscì un robot umanoide con in mano una pattumiera e una scopa. Si chiamava Silvio e con un parrucchino di plastica sopra la testa e un abbagliante sorriso di finissima porcellana subpatinata a trentadue denti stampato sul volto, era vestito in doppio petto blu, con calzoni blu, camicia e cravatta blu. Di tecnologia tedesca, venne ordinato giusto qualche mese prima dal compagno magazziniere a un'azienda multidivisionale con sede legale in bassa Sassonia, facente direttamente capo al colosso della Volswagen. Come se non bastasse a garantirne l'affidabilità, era trapelata la notizia che addirittura ne usasse uno del tutto identico anche la cancelliera Merkel, per le sue faccende domestiche. Besen hinterlässt keine flecken, ideal für schrank, c'era scritto sopra la scatola da imballaggi scaricata dal corriere di Amazon proprio di fronte al portone d'ingrasso della nuova Camera de Lavoro di Stalinlucca.
-Grazie Silvio- dissero i compagni una volta che il robot ebbe ripulito tutto il prezioso vetrame dal pavimento, guardandolo sibilare dal culo delle rarefatte nuvolette di gas aromatizzate al pino silvestre per poi rientrare svelto svelto dentro il buco nella parete in fondo alla stanza.
-Adesso svelti, attaccate i ritratti di vetro. Qui la situazione sta iniziando a farsi interessante- esclamò a mezza voce il compagno segretario. Le immagini trasmesse dal monitor di futuristica generazione 4K, mostravano infatti il maialesco volto del datore di lavoro che seduto dietro alla cassa stava armeggiando qualcosa con un grosso telefono cellulare. Sicuramente il controllo remoto delle telecamere modello CIA per spiare i suoi dipendenti. Non c'era più un attimo da perdere e normalizzata la situazione dentro la stanza del bunker, appese cioè saldamente al muro le nuove gigantografie in vetro di Murano dei volti sorridenti dei compagni Ottaviano del Turco e Guglielmo Epifani accanto a quello sornione della compagna Susanna Camusso, finalmente i due sindacalisti poterono raggiungere il loro capo al grosso tavolo di cristallo e dedicarsi all'operazione “Grande fratello......No grazie!!”.
-Allora qual'era il piano?- chiese proprio quest'ultimo quando tutti e tre rifurono allineati dietro al tavolino comodamente seduti sulle loro sedie di plastica polvirex color panna.
-Quando il farabutto s'apparta per spiare i dipendenti col cellulare, la compagna Beppa lo coglierà in fragranza di reato e gli scatterà una fotografia con la microcameraspia a nano pixel rest one- disse il compagno informativo.
-E così poi a quel porco gli facciamo la vertenza- ghignò subito dopo il compagno dell'ufficio vertenze.
-Va bene signor....no scusate compagni, adesso datemi l'audio- disse il compagno segretario rilassandosi sulla sua postazione.
Il compagno informativo fece nuovamente scivolare l'indice sinistro sopra il pannello a touch screen oleografato sul tavolo di cristallo e da un impianto Bose sounround che comandava cento trentacinque mini speaker installati dentro a un contro soffitto rivestito di pelle bianca, fuoriuscì un suono che riproduceva fedelmente in tutto e per tutto le voci, i rumori e anche i più sottili tintinnii di bicchieri che si susseguivano dentro il locale. In mezzo ai vari “mamma mia che culo” e “mamma mia che tette”  e al vivace brusio di voci e schiamazzi che aleggiava dentro il locale, il volto serio e tirato della compagna Beppa, per alcuni brevissimi istanti, apparve inquadrato in primissimo piano dalla telecamera rest two in tutta la sua strana, angelica e devastante bellezza. Decine di microscopici forellini attorno alle labbra leggermente rialzate e infiammate da un fiammeggiante rosso infuocato, centinaia di piccoli bucherelli praticamente invisibili ad occhio nudo sulle guance lisce come la pelle di un neonato, le conferivano infatti una creola espressione stranamente sintetica e di artefatta magnificenza. Erano appena le 23:18, una luna estiva grossa come un pompelmo rifletteva i suoi tediosi raggi sopra le enormi vetrate della camera del lavoro illuminando d'argento una Stalinlucca già sprofondata nel sonno. Al contrario, invece, il mega schermo a 84 pollici 4k davanti al quale ormai da qualche era seduta la segreteria della Filcams e i cento trentacinque mini speaker installati al soffitto, continuavano in maniera imperterrita a trasmettere nel segretissimo etere del bunker le frizzanti immagini della Morte dei Marmi by night: sculettanti cameriere d'ogni nazionalità mezze nude che affannosamente dispensavano ai tavoli le bevande sopra quei costosissimi vassoi in titanio contornati dai coloratissimi led alimentati a falcata; ragazzi e ragazze di giovanissima età agghindati di tutto punto seduti ai tavoli con sorrisi larghi da orecchio a orecchio che in maniera quasi scomposta sorseggiavano i drink appena serviti; luci soffuse, schiamazzi, risa, musica e discorsi d'amore e d'odio e d'altre sciocchezze. Sopra tutto regnava però la voce particolare e sempre leggermente sforzata della compagna Beppa che, come se niente fosse, con fare ammiccante e un poco civettuolo, rispondeva come da contratto mai sottoscritto colpo su colpo alle avance ora di questo e ora di quell'altro sbarbino. Il padrone grassone dall'aria un po' maialesca, nel frattempo, mentre metteva i quattrini in saccoccia senza battere neanche uno scontrino e con un occhio salutava da dietro la cassa i clienti che entravano e uscivano dal locale, con quell'altro sbirciava il quadrante in purissimo Gorilla Glass di un cellulare High tech. Questa situazione di stallo andò avanti fin quasi alle due del mattino, cioè fino a quando il locale non si fu completamente svuotato, i vassoi in titanio contornati dai led alimentati a falcata non furono tutti accuratamente riposti e le belle cameriere sculettanti, stracche e stravolte dalla fatica come delle piccole schiave, non iniziarono a zampettare qua e là sopra i loro tacchi a spillo per ripulire i tavolini della veranda con vista sul mare. Con gli occhi arrossati dalle tante ore passate davanti al monitor i compagni della Filcams videro poi il padrone con l'aria maialesca alzarsi da dietro il ricevitore di cassa, attraversare la sala dove le sue dipendenti erano tutte impegnate nelle opere di pulizia e svelto, con in mano il suo controllo remoto, sbirciare furbescamente il culo formoso della compagna Beppa per andarsi infine a rinchiudere nella toilette in fondo alla stanza. Dai cento trentacinque mini speaker incassati nel contro soffitto del bunker e dal monitor 4K, adesso fuoriuscivano una sottile e piacevole musica Dub accompagnata dal volto sfiancato della compagna Beppa e dalla sua voce che, anziché risuonare con quel suo tuono sempre un po' piacevolmente sforzato, adesso, nelle orecchie dei tre sindacalisti, riecheggiava molto più profonda e baritonale.
Si si, dev'essere proprio la stanchezza, si dissero perplessi gli uni con gli altri i componenti della segreteria della Filcams di Stalinlucca. Poi con un filo di voce il compagno segretario ordinò di commutare sulla microcameraspia rest three, e l'indice della mano sinistra del compagno informativo sfiorò nuovamente il pannello touch screen oleografato sopra il tavolo di cristallo. Subito apparvero le immagini di un bagno color crema modello extra lusso in stile romano, con i capitelli di marmo e due busti di Caligola e Nerone posti ai lati di un'enorme specchiera che occupava l'intera parete dei lavandini. Il tutto, sotto una luce opaca e perfettamente studiata per far risaltare al massimo il colore dei rivestimenti, era rifinito da fiori e brocche di finissima terracotta. Senza badare a spese il padrone del locale aveva fatto costruire anche una cascata ottenuta dall'acqua di mare che alimentava una grossa vasca a idromassaggio in stile Bernini la quale, scendendo direttamente dal soffitto e rilasciando nell'aria un suono dal retrogusto un po' esotico, adesso riecheggiava mellifluamente come una ninna nanna dentro i cento trentacinque minispeaker del bunker. Poco distante da tale meraviglia architettonica, come un pugno in un occhio, come un cavolo a merenda, come un sintetizzatore elettronico di ultima generazione in un vecchio pezzo dei Rolling Stones, gli sguardi dei componenti della segreteria della Filcams furono colpiti dall'immagine del maiale con le braghe calate che stava seduto sopra la tazza di un cesso che rassomigliava niente di meno che all'astronave di Goldrake. Aveva delle cosce grandi come prosciutti di terza categoria allargate sopra le lame rotanti e dal tronco, flosce e disfatte, gli ricadevano giù fino a ricoprirgli i ginocchi delle grottesche, nauseabonde e sudaticcie lonze di grasso. Sotto gli occhi esterrefatti e schifati dei tre amigos sindacalisti, mentre con una mano teneva stretto il suo controllo remoto che trasmetteva le immagini di una telecamera modello CIA puntata sul culo rotondo della compagna Beppa, con l'altra, dopo aver raspato per qualche minuto in mezzo a tutto quel mare di lardo, il maialesco datore di lavoro tirò fuori da quel l'informe e bizzarro ammasso di ciccia un piccolo membro arricciato come un sottile aspirale. E Subito, impaziente e incominciando a grugnire, prese a tirarselo su e giù come una piccola sega.
-Che schifo!- esclamarono all'unisono i sindacalisti, dovendo assistere loro malgrado a quel turpe spettacolo. Anche i vitrei sguardi appesi alla parete del bunker dei compagni Del Turco ed Epifani, riunitisi in assemblea super straordinaria assieme a quello sornione e sbirciante della compagna Camusso, deliberarono all'unanimità di opporsi allo show, scioperare e voltarsi dall'altra parte.
-Passa subito a rest two- ordinò infatti il compagno segretario al compagno informativo, portandosi di scatto le palme delle mani sugli occhi. All'interno della veranda con vista sul mare, intanto, con sempre la musica Dub in sottofondo, tra i tavoli ancora mezzi arruffati, la compagna Beppa aveva riunite al centro della stanza le altre colleghe. Con le unghie lunghe, curate e perfettamente smaltate di un rosso granata che contrastando a dovere con il colore della carnagione creola sapeva quasi d'erotico, stringeva fiera e forte nella mano la sua nuova tessera della Filcams rilasciategli dal compagno dell'ufficio vertenze in persona.
-Adesso gli faccio la vertenza- diceva con tono di voce stranamente profondo alle altre cameriere, la Giuseppina. Tutte le ragazze, chi bruna e chi bionda e chi rossa, avevano le stesse tette straripanti così, il solito culo dirompente, i medesimi abiti indecenti e l'uguale faccia stravolta da una comune indignata stanchezza. Tutte belle e sfigurate alla stessa maniera. Ma c'era di più: il volto sempre perfettamente curato della compagna Beppa, forse proprio per una rabbia repressa e che adesso poteva finalmente trovare uno sfogo, assumendo un'espressione di mascolinità si era tutto irrigidito diventando pieno di spigoli. Pareva quasi avesse tolto una maschera. Anche il collo solitamente liscio, sinuoso e lungo come una raffinatissima brocca da vino, le s'era di colpo deformato e gonfiato divenendo molto simile a un nodoso ciocco di pino. Poi subito dopo, senza stare nemmeno ad ascoltare i discorsi in italiano stentato fatti delle altre ragazze, la compagna Beppa, una volta deglutito e fatto muovere il mento in maniera anormale, cominciò a marciare sopra i sui tacchi a spillo con passo marziale, quasi da corazziere, in direzione del bagno. TIC...TAC...TIC...TAC
-Ci siamo!- esclamò il compagno segretario con gli occhi puntati sul monitor a Led 84 pollici 4K. -Adesso entra nel bagno, scatta la foto al maiale con la microcameraspia rest ome e così abbiamo le prove che quelle cazzo di telecamere modello CIA che in maniera illegale spiano i dipendenti durante il turno di lavoro, sono pure collegate a un sistema remoto-.
-Passo a rest three?- chiese tutto infervorato il compagno informativo.
Si, annuirono all'unisono il compagno segretario e il compagno dell'ufficio vertenze. Ma proprio mentre la compagna Beppa stava per aprire la porta del bagno imperiale in stile Romano, accadde quello che mai e poi mai sarebbe dovuto accadere: per un calo di tensione improvviso, o per un'intromissione dei servizi segreti del SISMI all'interno dei computer della Camera del lavoro di Stalinlucca, oppure per un'altra inspiegabile fatalità di sconosciuta natura, il pannellino touch screen oleografato sul tavolo in cristallo delle riunioni fece cilecca.
-Maledizione!!- esclamò stavolta il compagno dell'ufficio vertenze. Si susseguirono così alcuni profondi istanti di desolante silenzio. Dai microspeaker non fuoriuscivano altro che le note di una vecchia canzone di Bill Laswell e qualche incomprensibile parola in stretto rumeno pronunciate da un paio di cameriere. Poi, tutto a un tratto, fulmineo come un tuono che irrompe squarciando l'aria, SHWAAAM!!, il suono sibilante di uno spadone appena sguainato seguito da un secco, atroce e orrendo grugnito di terrore, si levò improvviso e senza mezzi termini da dietro la porta del bagno. Sembrava che la compagna Beppa avesse sguainato qualcosa! Il cinguettio dei passeri di tutto il mondo si chetò di botto, Bill Laswell smise di colpo di cantare e le cameriere -che già forse avevan capito-, si misero a ridere in maniera scomposta: il maiale stava per essere accontentato e incannato. E che canna! Un arnese a metà strada tra una Beretta Rocco Siffredi e un Winchester modello Jhon Holmes. Poi, dai cento trentacinque minispeaker incassati dentro il contro soffitto rivestito di pelle bianca della Camera del Lavoro di Stalinlucca, fuoriuscirono dei suoni incomprensibili sicuramente dovuti a una breve ma agguerrita colluttazione, seguiti subito dopo da un soffice, delicato, ritmato, inconfondibile e martellante: TUMP...TUMP...TUMP...TUMP...TUMP...
Gli infernali grugniti maialeschi, colpo su colpo, andarono pian piano a chetarsi fino a divenire un ambiguo e inspiegabile miagolio
-Che cosa sta succedendo la dentro?- disse stupito il compagno segretario.
Tump...tump..un..po'..tump..tump..per...uno..a..tump..tump..prenderlo..tump..tump..in...culo....tump..tump...diceva intanto che martellava, la compagna Beppa. E di seguito, con una voce,profonda,divertita,godereccia:...brutto..maiale...tump..tump..sei..sotto...tump..vertenzaaaa...tumptumptumptump...sind..ahh..ahhhh...tumptumptumptump..sindacale..ah..ah..ahhhhhhhhhh....................
Poi di nuovo silenzio.
-Ma che cosa è successo là dentro?- chiese ancora stupito il compagno segretario, avvicinando il viso alle immagini trasmesse dalla microcamera spia rest two.
-Come che cosa è successo?-gli rispose il compagno dell'ufficio vertenze. - La compagna Beppa gli ha appena fatto la fotografia, almeno adesso possiamo inchiodare ben bene quel porco,  fargli una bella vertenza e un culo così-.
-A quello mi sa che ci abbia già pensato la Giuseppina- ghignò a ruota il compagno informativo, indicando le immagini trasmesse dal monitor. Il gestore del locale tutto dolorante e arruffato, con le gambe allargate e leggermente piegato sulle ginocchia, stava infatti uscendo in tutta fretta dalla porta del bagno per fuggire chissà dove. Dopo un po' di minuti, con tutta la sua femminilità ritrovata e la sua andatura da femmina creola mozza fiato, la compagna Beppa uscì anch'ella dal bagno imperiale in stile romano e sculettando verso il centro della veranda con vista sul mare, con quel suo tono di voce di nuovo piacevolmente sforzato, disse: -operazione Grande Fratello...No grazie..conclusa!-.
Pfuff...fine delle trasmissioni.
-Bene adesso dobbiamo festeggiare- sorrise felice il compagno segretario, rilassandosi sulla sua sedia di plastica polvirex di colr bianco panna e sbattendo due volte le mani. Dal suo buco in fondo alla parete uscì nuovamente il robot Silvio. Al posto della scopa e della pattumiera stavolta portava in mano un vassoio d'argento con sopra tre calici da champagne modello Svalka e una bottiglia fredda e sudata di Cristal antica riserva etichetta bianca. Con passo robotico s'avvicinò al grande tavolo in cristallo delle riunioni e dopo aver fatto saltare il tappo con una mossa di karate, disse: BU-O-NA-FILCAMS-A-TUT-TI.

by Nick Belanes.

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